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MARCANTONIO BRAGADIN O DELLA CRUDELTA’ UMANA

Leggo dalle agenzie Ansa che:

“Emergono dettagli agghiaccianti sull’esecuzione avvenuta a dicembre scorso del potente zio del leader nordcoreano Kim Jong-Un. Secondo varie fonti di stampa, che citano un giornale di Hong Kong vicino al Partito comunista cinese, Jang Song-Thaek, (lo zio) sarebbe stato gettato in una gabbia e sbranato vivo da un branco di 120 cani affamati”.

Kim Jong-un, il nipote avrebbe assistito con trecento “deputati del parlamento nordcoreano” al banchetto.

A mio modo di vedere 120 cani sono troppi per un uomo. I primi che arrivano mangiano qualcosa, ma gli altri?

A mio modo di vedere i cani, tenuti digiuni da tanti giorni, avrebbero anche potuto mangiarsi tra di loro.

A mio modo di vedere la stampa va sempre presa con le pinze: nel senso: sarà mai vero tutto questo?

Probabilmente sì.

E’ una “cosa nuova” questo “divoramento”? Di sicuro no. La mitologia greca è piena di “pasti” umani e bestiali allo stesso modo, di smembramenti indecenti, di scorticamenti funesti.

Sono stato a Famagosta (Cipro) in questi giorni e la guida, di fronte una delle colonne della ora moschea di Lala Mustafa Pasa Cami, allora cattedrale di S. Nicola, voluta dai Lusignano, ci raccontava delle pene di Marcantonio Bragadin, scorticato vivo.

Ricordo che io fui tanto colpito da bambino dal racconto della mia maestra alle elementari sulla morte del capitano veneziano (con spargimento di sale e pepe nelle ferite) che il luogo della realtà in cui tutto ciò era avvenuto me lo sono fantasmizzato per decenni, e qualche giorno fa me lo sono andato a cercare con un certo entusiasmo e timore. E lo ho trovato.

Non solo i cani, i turchi ma anche le “donne”… smembrano e mangiano.

L’orgia (rito) bacchica si articola in tre tappe, recita il “Dizionario dei miti letterari” di Pierre Brunel:

-“orobasia”, ovvero lo sfrenato inseguimento delle donne nella montagna.

– “diasparagmos”, sacrificio per dilaniamento di cui le Baccanti di Euripide (405 a.c.) danno un esempio con l’omicidio di Penteo ad opera di sua madre Agave. Ovvero: “Con la schiuma alla bocca / e roteando gli occhi e le pupille / stravolte, ella non sente più né pensa/ come un essere in senno, il dio dell’estro / Bacco la tiene (…) con ambo le mani / gli afferra il braccio sinistro e puntando §§/ il piede al fianco dello sventurato / dà uno strappo e stacca la spalla. / Non eran le sue forze, era il dio / che rendeva possenti le sue mani (1122 – 1128).

La terza fase è l’”omofagia”: questa carne che si è lacerata viene divorata cruda, appena morta.

Allora quale è il senso di questo spero non strampalato discorso?

Non sono certo le donne del dio Dioniso (le menadi, le baccanti), i cani di Kim Jong-Un, la sete di vendetta del Mustafà di turno che “divorano” i propri simili.

Non è questo. E’ il nostro senso “bestiale”, comune a tutti noi umani (uomini e donne) che in occasioni estreme mette a tacere la ragione, e divora quello che divora. Ovvero l’altro, il diverso, il debole. Con quale senso? Perché nel mondo ci si divora e si ordina di divorare (fisicamente e metaforicamente?).

A mio modo di vedere tanto senso non c’è. Come tanto senso non c’è quando l’uomo ha perso il lume della ragione. E anche quando ce l’ha (il senso della ragione), e cerca di praticarlo, le cose non è che cambiano di molto.

Dar da mangiare un uomo ai cani è il monito di un potere disperato che non può durare più della vita di un cane.

Terrorizzare se stessi per essere più forti (o indenni) per terrorizzare meglio gli altri è una forma adrenalinica che spinge ad essere “dei” per paura che gli uomini, giustamente, ti mangino. Infatti “Lupus non est lupum”.

Kim Jong-Un certamente è un pupazzo nelle mani di chissà chi.

Tuttavia non illudiamoci noi progrediti europei che il potere, anche quello “democratico”, europeo ed europeista, si basi sulla “ratio” e sul pensiero di futuro, di rispetto dell’altro, del diverso, del debole: ci governano (ahimè anche qui in Europa) folli, dementi, alcolizzati, dipendenti, immaturi, rabbiosi, caimani, serpenti, pitoni, ecumenici, poeti navigatori e santi. Che possono stare al loro posto (almeno qui in Italia e non in Corea Nord) solo perché non esiste un sistema elettorale “reale e democratico” che li dia, giustamente (quando le meritano), in pasto ai cani.

Il mondo fa fatica a cambiare. Dalla cronaca orrenda della Corea alla leggenda altrettanto orrenda della mitologia greca.

“Nihil novi sub sole”? allora? Nessuna speranza che qualcuno abbia il pensiero di cambiare qualcosa? A mio modo di vedere no.

Assolutamente no.

Giovani studenti di tutto il mondo, giovani contestatori (studenti operai disoccupati) lavorano contro certe regole del mondo ormai incartapecorite e mortali e ci stanno dando una diversa versione del mondo e del modo di vivere. Una speranza. Non può venire che da loro giovani operai o liceali il pensiero buono.

Questo pensiero: che l’uomo naturalmente tende verso il bene, e naturalmente è teso a fare del bene all’altro. Anche se Kim Jong-un ha appena superato l’età per prendere la patente.

Guido Savio

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