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CURIOSITA’

Quando frequentavo il Liceo avevo l’abitudine di scrivere nelle pagine del diario le frasi “scolpite nella roccia” che l’ottimo professore di latino e greco via via nelle sue lezioni lasciava cadere come perle a noi consapevoli porci (e lo eravamo per davvero).

Questi diari li conservo ancora e ci trovo dentro, in mezzo a errori di ortografia ovviamente greca ma anche latina che faceva di noi ragazzotti di belle speranze dei “consapevoli porci”, quelle frasi che “nessun uomo che si reputa tale, non può non ricordare”. (Cito il peccato ma non il peccatore!)

Tra le infinite citazioni una mi ha sempre fatto razzolare con il pensiero. Si tratta di Terenzio dall’ Heautontimorumenos che alla lettera significa “il punitore di se stesso”, e per inciso ricordo che già allora, ovviamente immune da qualsiasi infezione psicologica, mi chiedevo come potesse mai uno arrecare del male da solo a se stesso.

Poi, infettatomi di Psicologia, ho ben capito di che cosa si trattava, ma questo…è un altro discorso che qui non voglio fare, anche perchè mi sono accorto in quasi trent’anni di lavoro, che è un discorso comune a tutti gli esseri umani.

E proprio della comunità degli esseri umani parlava la citazione di Terenzio: “Homo sum, nihil humani a me alienum puto (Sono uomo e penso che nulla di umano mi possa essere estraneo).

Per tanti anni ho letto e sentito questa frase nel suo grande spessore morale che, tradotto in soldoni (come allora traducevamo il latino) suonava più o meno così: “siamo uomini e dagli uomini non ci dobbiamo meravigliare di nulla”.

Mi capita in questi giorni di leggere un tosto volume, a dire il vero un po’ didascalico di Fulvia de Luise e Giuseppe Farinetti dal titolo “Storia della felicità. Gli antichi e i moderni”.

Ecco che di questa stessa frase ho una lettura diversa, che, sempre nella mia traduzione in soldoni dice:”siamo uomini e come uomini non dobbiamo temere l’eccesso, nè il nostro nè quello dei nostri simili” a partire dall’eccesso che per secoli è stato punito da antichi e da cristiani come Hybris massima, cioè la “curiosità”, la più intellettuale della passioni, la più dinamica e salvifica delle nostre forze, la più curativa del nostro tempo fugace. Questo per introdurre brevemente la questione della “curiosità” che ho intenzione di fare materia dei miei prossimi blog su questo sito.

Guido Savio

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